Sono nata nei mitici anni ’60, alla fine per gratificante precisione, con un tempismo eccezionale per cogliere gli ultimi ricordi del boom economico e coltivare i primi germogli dello spirito di ribellione degli anni 70.
La cucina di allora rispecchiava i tempi e la loro accelerazione. Cibi confezionati e industrializzati avevano la meglio, i surgelati poi…pisellini, bastoncini di pesce, sofficini e chi non li comprava sembrava facesse parte di un mondo antico guardato con sufficienza.
Erano anni di pesce finto, gamberetti (surgelati) in salsa cocktail, panna, maionese, “checiap” ovunque.
Tanto per rinfocolare quotidianamente lo spirito di ribellione anche a casa, mia mamma sfoggiava quell’atteggiamento di superiorità che ci permetteva di essere forti di fronte a qualsiasi provocazione industriale, tipo le merendine confezionate, supportati dalla sua capacità culinaria e dalla sua ricerca dei prodotti.
Capirete che il pesce finto ha avuto poca fortuna e che la cotognata della merenda a scuola ha battuto sempre facilmente qualsiasi girella.
Grande fortuna crescere così e passare tre mesi al mare (allora ancora si poteva fare), nelle Marche, mangiando il pesce comprato direttamente dalle barche dei pescatori, in spiaggia all’alba.
Non era facile trovare, allora, lo stesso pesce a Torino, ma non ricordo un giorno in cui le acciughe in salsa verde, siano mancate nel nostro frigo, nel loro classico contenitore di vetro, con il coperchio zigrinato e appoggiato. Una sicurezza, ancora oggi.
E, sempre le acciughe, diventavano il piacere e il tormento nel fine settimana del Santi, quando ci si ritrovava, famiglia decisamente allargata, nella casa di campagna e si dissalavano, piccoli e grandi, chili e chili per preparare una bagna caoda che ci avrebbe intrattenuto tutto il giorno a tavola.
Altro piatto di pesce, versatile e gustoso, il baccalà. Non so esattamente se sia arrivato da noi dalla via del sale o dalla imponente immigrazione veneta in Piemonte, non so, ma ringrazio perché è un altro piatto della tradizione che accompagna ancora oggi le nostre ricette con grande entusiasmo dei nostri clienti.
Come ancora oggi ha un posto speciale nel mio cuore, e nel gusto, la trota. Quella di torrente, salmonata, ma soprattutto pescata dallo zio.
Non mancano le tinche, ritornate in auge negli ultimi anni, prevalentemente proposte in carpione.
Il panorama ittico piemontese è un po’ tutto qui e come spesso succede, il melting pot avvenuto negli ultimi decenni ha permesso di scoprire pesci e ricette, aumentando la domanda e facendo sì che i mercati ampliassero la loro offerta e la loro ricerca con, ormai, professionisti del settore e prodotti freschissimi anche nelle grandi città.
Ma questo lo scopriamo nella prossima puntata
Luisa
One Reply to “Il pesce nella tradizione piemontese”
La cugins
09/05/2018 at 21:26
Tutto verissimo
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